TREKKING IN KIRGHIZISTAN
Un racconto di Alessandra Prato e Camilla Reggio dalla spedizione in KIRGHIZISTAN
Come passare il tempo al campo base?!
Vi è mai capitato di annoiarvi in un campo base in Kirghizistan?! Sono cose che capitano a molti e quindi abbiamo chiesto alle nostre ambassador Alessandra e Camilla come hanno fatto a superare questo problema. Mentre aspetti di aprire la tua prima via nella valle dell’Ak-Su il tempo può non essere dei migliori: può piovere. Il fisico può chiedere del meritato riposo e così può fare anche la mente. Alcuni consigli da chi la vita del campo base ha imparato a conoscerla!
Scritto da Alessandra Prato, Foto di Alessandra Prato e Camilla Reggio
Riposare?! No grazie!
Proprio vero che non siamo capaci di riposare. A parte uno o due giorni in cui o io ero demolita dalla gastroenterite oppure pioveva, nei nostri giorni di rest abbiamo usato le gambe più che in tutti gli altri giorni di scalata. Direi che le nostre camminate più significative sono essenzialmente tre: quella con il pastore a richiamare il gregge, quella nella valle di Kara Su e quella al Bird Peak.
Il nostro vicino Kamal
La prima parte in modo del tutto casuale: dopo essere andate a controllare le precarie condizioni del ponte sul fiume Aksu, che abbiamo promesso ai Baschi di sistemare in modo da renderlo sicuro, ci dilunghiamo per fare una visita al pastore sull'altra sponda. Dopo averci offerto una ciotola enorme di kefir prende un fucile e ci chiede di accompagnarlo, non capiamo se a raccattare le sue pecore o se in una battuta di caccia. Comunicando a gesti e disegni, apprendiamo che Kamal da ormai diversi anni passa l'estate a badare alle pecore, alle mucche e ai cavalli, insieme al suo bambino e ai suoi ferocissimi cani da pastore (che non farebbero male a una mosca). Se ne andrà a metà settembre, quando non ci sarà più nessuno nella valle se non un vento impetuoso a spazzare via quel che rimmará dell'estate.
Kara-Su Valley
Poi c'è la camminata nella valle di Kara-Su, adiacente a quella del campo base, che abbiamo visitato in una giornata di pioggia. Ci sarebbe piaciuto scalare un paio di giorni in questo magnifico posto ma il meteo e il tempo ristretto purtroppo non ce lo hanno consentito: un'ottima ragione per tornare.
La valle è meravigliosa e selvaggia. Ci eravamo tenute una giornata intera per esplorarla ma siamo andate con una coppia britannica dal passo estremamente svelto e abbiamo dovuto praticamente correre per stargli dietro. La corsa ci ha sicuramente aiutato sia nello schivare la pioggia fitta del pomeriggio, sia nell'allenamento cardio (a cui non eravamo pronte). Siamo arrivati quasi fino all'attacco dello Yellow Wall, una parete incredibile ed estremamente verticale che ci ha incantate e che meriterà sicuramente una scalata (una seconda buona ragione per tornare).
Bird Peak Trekk
Il terzo trekking degno di una nota è quello al Bird Peak, quella severa parete nera che si staglia alla fine dell'Ak-Su Valley, a delimitare incontrastato il confine con il vicino (e non amico) Tagikistan. Solo 14 km ci separano dal confine, una barriera di roccia neve e ghiaccio che volevamo vedere poi da vicino. I nostri compagni di avventura stavolta sono i Messicani, Lalo e Rudy, con cui decidiamo di prendere la tenda e improvvisare una cena e una notte fuori, sperando di trovare una piazzola piatta in mezzo alla pietraia infinita che ci aspetta. I due per l'occasione (visto che abbiamo lasciato il nostro cibo al bivacco dove stiamo aprendo la via) ci regalano spezie, olio e gamberi (sì, gamberi messicani sotto sale! Un'idea geniale!) per poter cenare con un prelibato risotto. Così partiamo, con gli zaini un po' più leggeri del solito, ma portando anche picca e ramponi perché è difficile capire dove inizia il ghiaccio. Alla fine sarà impossibile raggiungere quella lingua ghiacciata: la pietraia è un disastro da attraversare con tutti i suoi sali e scendi e le rocce instabili (per fortuna abbiamo ottimi scarponi :) ). Dopo qualche ora lasciamo la tenda in mezzo alla pietraia (un lavoraccio preparare una piazzola "confortevole") e continuiamo leggeri per altre ore. Verso sera torniamo al nostro nuovo campo base per imbastire la nostra cena di lusso: troviamo anche una sorpresa, ovvero Misha, un simpaticissimo ragazzo russo che la mattina aveva sentito del nostro cammino e ha deciso di cercarci e raggiungerci per la notte. Ceniamo così tutti insieme, scaldati dalle chiacchiere e dai fornelletti. Dormiamo in un posto in mezzo al nulla dove probabilmente non si è mai fermato nessuno prima, per risvegliarci sotto una leggera ma assidua pioggia che ci accompagnerà fino a "casa".
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